HD3A

 

 UN

 

ANFIBIO

 

 BASICO

 

 

Sino ad oggi i velivoli anfibi, capaci cioè di operare indifferentemente su pista e su acqua, erano costosi per definizione e quindi accessibili a pochi. Fly Lab è invece riuscita a creare un anfibio basico, il cui costo è incredibilmente contenuto. Lo abbiamo provato in 

anteprima e vi diciamo come vola.

 

 

 

 

Rodolfo Biancorosso

 

Il vento teso che sta girando a maestrale ha alzato circa un metro d'onda, impensabile quindi ammarare, ma ho una seconda possibilità: il lago di Varano. Mi hanno detto di stare attento perché le coltivazioni presenti lo hanno disseminato di paletti, alcuni poco sotto il livello dell'acqua, ma il lago è grande e, dopo aver individuato una zona che sembra pulita, faccio una serie di passaggi bassi, sole alle spalle, con gli occhi sull'acqua. Nel farlo mi rendo conto che piloto in automatico, gli occhi fuori, e che il Delta 3 quasi non risente del peso e dell'ingombro degli scarponi, la maneggevolezza è quasi la stessa e solo nei transitori in virata con il vento laterale sento un po' di pesantezza sui comandi. Individuo una zona di circa 600 metri assolutamente pulita, mi metto a pelo d'acqua e tolgo il gas con il variometro quasi a zero. L'impatto sulla superficie appena increspata è dolcissimo, aumento il gas e mantengo gli scafi in planata sui redan, provo il timone, in pochi secondi mi rendo conto che sono ai comandi di un vero giocattolo che, lasciando una nuvola di acqua polverizzata colore arcobaleno, si stacca deciso appena aumento il gas, con la cloche appena tirata.

 

 

Un classico anfibio

 

Tutto inizia oltre un anno fa, quando la Fly Lab commissiona ad una ditta specializzata in lavorazioni in composito una coppia di galleggianti che devono avere requisiti innovativi: aerodinamici, ma con gran volume per non dare problemi di galleggiamento anche con velivoli pesanti, leggeri, ma robusti, ed infine capaci di staccare dall'acqua in spazi brevissimi e senza richiedere impegno al pilota. Nella primavera dello scorso anno visitiamo la ditta e vediamo i prototipi in forma quasi definitiva: il volume è in effetti notevole, ma la cosa che salta all'occhio è il triplo redan in carena, soluzione adottata da molti anni con successo sui mitici scafi "Montecarlo Offshorer" con motori in linea d'asse, che erano per questo caratterizzati da tempi di entrata in planata ridottissimi; il posizionamento dei redan ed il loro spessore sono stati studiati con attenzione, ma ancora si è a livello di verifica strutturale e quindi l'estate 2002 passa senza che si siano potute effettuare prove in acqua. E forse è un bene perché gli sforzi si concentrano tutti sulla versione anfibia a carrello retrattile che adesso, ad un anno di distanza, è qui sul piazzale della Fly Lab, pronta per essere volata. Non ci dilunghiamo sul Tucano Delta3 che ormai conoscete benissimo, ma vogliamo far notare che questa versione è quella di base con il 503, molto valida dunque per verificare l'efficienza globale del sistema pur con poca potenza installata (e rimanendo quindi nello spirito di economicità e di semplicità della macchina). Va anche detto che abbiamo insistito per provare il prototipo sul quale sono state sperimentate numerose soluzioni prima di arrivare all'equilibrio attuale, e che quindi non esprimiamo alcun giudizio sul livello di finitura o sulla provvisorietà di alcune soluzioni; la configurazione scelta è comunque definitiva nelle dimensioni e nei centraggi, le uniche modifiche sui velivoli di serie riguarderanno alcuni cinematismi ed alcuni particolari secondari, oltre all'impiego dei nuovi galleggianti in epossidica notevolmente più leggeri degli attuali. L'apparecchio mantiene il carrello triciclo anteriore con ruotino comandato dalla pedaliera, interamente retrattile con un sistema meccanico azionato da un'unica leva, le caratteristiche di handlig a terra e di condotta in rullaggio dunque non differiscono da quelle del normale Delta3.

 

 

 

I galleggianti hanno un ridotto franco da terra, adatto a piste regolari

Le ruote retratte sotto il pavimento cabina occupano davvero poco spazio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il carrello retratto

Il carrello esteso nella vista frontale

 

 

 

In rullaggio si nota la carreggiata posteriore ridotta

Gli scafi

 

I due scafi utilizzati per questo prototipo sono piuttosto pesanti perché realizzati in vetroresina con un surdimensionamento particolare e numerose modifiche di adattamento apportate nel corso delle prove. La parte superiore centrale è calpestabile essendo irrobustita da piastre annegate nella resina e rinforzate con contropiastre di acciaio interne ai punti di attacco. I nuovi scafi in epossidica pesano circa 30 kg in meno rispetto agli attuali. Il timone marino non era presente su questo prototipo, ma sarà montato sui velivoli di serie con una molla di richiamo ed il comando collegato alla pedaliera.

 

 

 

Il carrello

 

L'intera struttura del carrello è realizzata in tubo di acciaio inox saldato, e sempre in acciaio sono i montanti di attacco ai galleggianti ed i puntoni antitorsione, il tutto fissato a punti di forza su guance che circondano la chiglia. La struttura principale prevede un parallelogramma posteriore sulla cui base inferiore sono collegate le ruote principali. La rotazione delle gambe ruote avviene su boccole in teflon e tutti i particolari esposti ed in movimento sono protetti con speciale grasso idrorepellente. Le ruote in posizione estesa lasciano poco franco da terra ai galleggianti, e l'uso dell'apparecchio è quindi riservato a piste che siano livellate e prive di buche o cunette; va anche detto che la carreggiata principale è decisamente più stretta del Delta3 di serie e che l'altezza da terra è notevole, per cui le manovre in virata durante il rullaggio devono essere condotte con la necessaria dolcezza. Le ruote principali si retraggono verso il muso dell'apparecchio, comandate da una camma centrale che, in fase di flottaggio veloce, sfiora la superficie dell'acqua provocando qualche schizzo di troppo: è questo uno dei particolari che sarà modificato sui velivoli di serie. Il ruotino anteriore dispone invece di un proprio telaio in due pezzi incernierati con la solita boccola di teflon, e si retrae verso la coda del velivolo, in modo tale che ad operazione conclusa le ruote sono ripiegate in uno spazio molto contenuto esattamente al di sotto del pianale cabina, una soluzione pulita e compatta che non appesantisce inutilmente l'aerodinamica generale. Una volta esteso il ruotino anteriore va a giustapporsi con la base del suo telaietto su di una barra di acciaio che è collegata alla pedaliera, il movimento di rotazione per le manovre a terra è così trasferito semplicemente per contatto, con un gioco minimo ed un ottimo raggio di sterzata; bisogna notare che proprio per questo motivo la manovra di retrazione ed estensione del carrello in volo va effettuata unicamente con la pedaliera centralizzata.

 

 

 

Il sistema di azionamento.

 

Anche per il sistema meccanico la semplicità è il concetto ispiratore: una barra infatti collega la camma di azionamento del treno principale a quella del ruotino anteriore, ed il tutto è comandato da un'unica leva. Sempre meccanico è il semplicissimo sistema di blocco delle ruote in posizione retratta, mentre per l'estensione c'è ovviamente bisogno di un blocco tramite perni. In cabina troviamo quindi due leve, in posizione centrale ai lati del puntone anteriore di mezzeria: quella di sinistra comanda i perni di blocco delle ruote, caricati con una molla ciascuno, ed è dotata di un blocco meccanico sul puntone di cabina per mantenere i perni sbloccati: la seconda leva, a sinistra, è quella che comanda il movimento, tirandola sino al pavimento della cabina (il blocco è automatico) retrae contemporaneamente le tre ruote. Abbiamo provato numerosi azionamenti a terra, con il velivolo sui cavalletti, ed il sistema ha dimostrato di funzionare bene, con sforzi generali contenuti, un blocco sicuro e deciso delle due posizioni, e solo la necessità per i piloti più bassi di allargare leggermente le cinture per arrivare ad impugnare le leve che si trovano praticamente all'altezza del pannello strumenti, in posizione di carrello esteso (se arrivate con le cinture inserite a mettere in moto e a regolare l'altimetro, non ci sono problemi neanche con le leve).

   

La camma di comando del treno principale.  

Il ruotino anteriore è comandato dalla pedaliera

Al centro della cabina le due leve per l'azionamento del carrello

A bordo

La notevole altezza da terra obbliga a salire prima sul piano del galleggiante e quindi in cabina, la struttura si dimostra robusta anche in questa fase, non ci sono oscillazioni o equilibri incerti. Una volta a bordo è necessario controllare con cura la regolazione delle cinture, ma noi abbiamo volutamente pilotato da destra, nella posizione più sfavorevole per arrivare alle leve ed ai comandi (è presente anche un utilissimo staccabatteria nautico sul pannello strumenti).

 

 

Rullaggio e decollo

 

Altezza da terra e carreggiata, oltre al fatto di essere su un carrello retrattile, impongono una certa dolcezza nei rullaggi e nelle manovre a terra, il raggio di virata ovviamente non è quello del Delta3 terrestre, ma un 180 su una pista di 20 metri di larghezza lo si fa senza problemi. L'ammortizzamento anteriore è affidato unicamente al pneumatico, posteriormente invece la struttura a parallelogramma ha una sua flessione che consente al treno principale di assorbire bene gli ostacoli anche a velocità sostenuta; anche in rullaggio veloce la struttura non mostra oscillazioni o deformazioni, solo il ridotto franco da terra dei galleggianti impone, come per tutti gli anfibi, una certa attenzione alla superficie della pista. Effettuiamo la rotazione ad 80 km/h IAS in circa 100 metri di corsa, in pratica proprio come se fossimo insieme ad un passeggero,  il rateo di salita iniziale è sui 2,5 metri al secondo, il 503 in questa fase si dimostra assolutamente sufficiente.

Il Delta3 anfibio stacca in circa 100 metri

 

 

In volo

 

Nessuna differenza sostanziale con il Delta3 se non una lieve pesantezza di comandi con il vento laterale; la risposta sugli alettoni è pronta e con poca imbardata inversa, il baricentro più basso rispetto al Delta3 non sembra aver influito sull'autorità di comando; il timone è molto efficace ed il comando sul beccheggio praticamente immutato; su questo apparecchio abbiamo il comando del trim elettrico sulla cloche, davvero comodo ed efficace. La manovrabilità generale è appena ridotta rispetto al velivolo in versione terrestre volato in biposto, dovrebbe migliorare un po' con i nuovi galleggianti in epossidica grazie al risparmio di peso. Una buona crociera in volo livellato la otteniamo a 5600 giri e 110 km/h IAS, oltre non conviene andare, specie ai fini del consumo che, a questa velocità, dovrebbe essere solo di poco superiore alla versione terrestre.

 

In volo le doti di maneggevolezza rimangono molto buone

Il Rotax 503 si è dimostrato perfettamente adeguato all'apparecchio

 

Azionamento del carrello

 

In volo livellato, pedaliera al centro, azioniamo la leva di sinistra che sblocca i perni delle ruote, e la fissiamo sul puntone di cabina, la pressione da esercitare è ridotta grazie al lungo braccio di azionamento. Quindi azioniamo la grossa leva di destra che, superata una certa pressione iniziale, scorre rapidamente verso il pavimento cabina; per essere bloccata ha però bisogno di una ulteriore pressione verso il basso, ancora accettabile; a questo punto il carrello è bloccato, interessante notare come l'anemometro abbia guadagnato 5 km/h esatti. In volo con il carrello retratto conviene poi rilasciare in avanti la leva di sblocco dei perni per non caricare inutilmente le molle. La successiva estensione è altrettanto semplice: leva perni bloccata sul puntone, una decisa pressione sulla leva carrello per superare il blocco, e quindi a fondo in avanti per l'estensione delle ruote; solo a questo punto si rilascia la leva blocco perni il cui scatto è preciso e netto: si può adesso atterrare su pista. Abbiamo ripetuto numerosi cicli senza nessun problema e, lo ripetiamo, con la mano sinistra, nella posizione forse più scomode, senza alcun problema.

 

 

 

Ammaraggio

 

Il Delta3 anfibio fa tutto da solo: una volta scelto il punto si imposta un rateo dolce, poco prima di toccare si richiama portando il variometro quasi a zero, e il contatto è dolce e privo di frenate o impuntamenti, con un assetto assolutamente neutro. Togliendo il motore ci si ferma in circa 30 metri. La mancanza di timone nautico su questo prototipo non ci ha consentito di verificare la direzionalità in flottaggio, che comunque è buona anche con il solo direzionale, ma con la necessità di dare un bel po' di motore. Il flottaggio in dislocamento è asciutto, con una linea di galleggiamento che lascia un bel po' di scafo fuori dall'acqua, la scia pulitissima. In flottaggio veloce la scia è ancora molto pulita, ma una parte di schizzi generati dalla ruota di prua urta sul fondo di cabina penetrando dalle fenditure di azionamento carrello, problema che sarà risolto dal montaggio di un tendalino paraschizzi sugli apparecchi di serie.

Si sale a bordo dai galleggianti

Lo sblocco della leva che comanda i perni

Decollo dall'acqua

 

Ancora una volta di una semplicità assoluta: addirittura è sufficiente tenere barra neutra e dare motore con dolcezza per salire rapidamente sul redan e staccare senza alcun difficoltà. Un filo di barra avanti in fase di salita sul redan accorcia ulteriormente i tempi ed il decollo è solo questione di barra appena tirata; insignificante la coppia dell'elica sui galleggianti, la stabilità in tutte le fasi del decollo è ottima.

Atterraggio su pista

 

Galleggianti e carrello riducono di circa un punto l'efficienza dell'apparecchio con il motore al minimo, che entra quindi senza problemi su campi corti, ed assorbe benissimo la toccata, anche a velocità basse: ammortizzamento posteriore davvero ottimo e direzionalità sempre buona con la pedaliera, unica accortezza quella di effettuare virate a terra solo a bassa velocità e dolcemente, per non caricare inutilmente la struttura del carrello.

 

La retrazione del carrello

 

Flottaggio in dislocamento: la scia è pulita e la linea di galleggiamento bassa

In planata sui redan, gli schizzi sono contenuti

Il flottaggio in dislocamento, gli schizzi sono assenti

Franco di Lella, mostra i nuovi galleggianti in epossidica, notevolmente più leggeri

 

 

Conclusioni

 

Operazione riuscita, almeno dal punto di vista del pilotaggio e della ridotta complicazione generale, tra gli anfibi provati sino ad oggi il sistema è fra i più semplici ed intuitivi, mentre le prestazioni idrodinamiche dei galleggianti ci sembrano davvero superiori alla media, al punto che riteniamo possano essere montati tranquillamente anche su velivoli di peso e prestazioni ben superiori a quelle del Delta3. Infine il prezzo: il sistema completo, installabile su qualsiasi Delta3 e Tucano, costa pronto al volo 4.900 euro, e ancora una volta non c'è bisogno di alcun commento: a meno di questi costi semplicemente non si può volare con un anfibio.